Proibire è una delle attività preferite dei regimi autoritari, ma spesso anche i governi
democratici non permettono ai loro cittadini di fare cose che all’apparenza
sembrano normali e banali. Il sito oddee.com, specializzato nel compilare
classifiche bizzarre e inusuali, ha stilato la lista delle interdizioni più assurde
ideate dai governi nel mondo.

Il primo stravagante divieto presente in classifica è adottato in Australia. Nel paese
anglofono è vietato girare film porno con donne con il seno piccolo. Non esiste
una vera e propria legge che bandisce i film hot con attrici non maggiorate, ma
la Australian Classification Board, l’autorità australiana che vigila sulle
pellicole cinematografiche, sui videogame e altre pubblicazioni, ha censurato
tantissimi film hot solo perché le protagoniste avevano seni troppo piccoli e
si rischiava di identificarle come ragazze minorenni.

Un’altra norma bizzarra è in vigore in Cina dal 2000 che proibisce la vendita di console
per videogame, proprio dove vengono costruite ed assemblate la maggior parte
delle console del mondo. La norma fu ideata dal Partito comunista per evitare
che i giovani perdessero tempo a giocare invece di lavorare.

In Grecia era in vigore una legge che proibiva il gioco d’azzardo, le macchinette
elettriche a gettoni, e qualsiasi gioco elettronico. Per colpa di questa legge, scritta male e con superficialità, sono finite nell’ultimo decennio in galera diverse persone, tra cui un greco che era in un internet Point e stava gareggiano in un Mmorpg, un gioco di ruolo viene svolto in Rete contemporaneamente da più persone.

In Cina il film Avatar secondo una legge approvata nel 2010 dal governo comunista si può vedere solo in 3D. Tuttavia, poiché le sale attrezzate per il tridimensionale sono pochissime la pellicola in realtà è proibita. La ragione è che  la battaglia degli abitanti di Pandora per proteggere la loro terra e la loro cultura raccontata da James
Cameron potrebbe ricordare la lotta delle minoranze etniche della Cina, come i
tibetani e gli uighuri contro il potere cinese. Sempre contro i tibetani e la
loro guida spirituale il Dalai Lama è indirizzato il provvedimento che vieta ai
monaci del Buddismo di reincarnarsi dopo la morte, a meno che il Partito
comunista cinese non ne abbia concesso l’autorizzazione apposita.

In Russia  la moda emo è considerata «una minaccia alla stabilita nazionale» e poiché negli ultimi anni il tasso dei suicidi tra i giovani è fortemente aumentato, il governo ha deciso di vietare  nelle scuole russe e negli uffici pubblici tutto ciò che riprende questa sottocultura giovanile.

In alcuni Paesi musulmani sono vietate le mode occidentali. In Iran ad esempio sono
proibiti i tagli dei capelli più stravaganti (niente coda di cavallo, mullet o capelli a spazzola gelatinata, ma solo tagli approvati dal governo e legati alla tradizione musulmana), mentre in Arabia Saudita è vietato festeggiare San Valentino.

In Danimarca non si possono commerciare i prodotti con troppe vitamine come la Marmite, la pasta inglese da spalmare sui toast a base di estratto di lievito, molto amata dai britannici e soprattutto i genitori non possono chiamare con nomi eccentrici e strambi i propri figli (esiste una lista del governo con i 7.000 nomi leciti, 3.000 per i maschi e 4.000 per le femmine).
Infine da quando la primavera araba ha sconvolto i paesi musulmani, la Cina ha
deciso di proibire i gelsomini, simbolo delle proteste. Da qualche mese infatti
non solo non si può coltivare la pianta nel paese, ma anche le canzoni o gli
sms con il nome del fiore sono bandite.

Di LaDea

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