Il bullismo è un fenomeno proprio dell’età giovanile e si manifesta con comportamenti aggressivi e violenti, con forme di prevaricazione che intimidiscono i soggetti più deboli. Tale fenomeno non è proprio di un gruppo sociale, né di una determinata area territoriale, ma lo si incontra in tutti gli strati della società ed in tutte le regioni d’Italia.
Il fenomeno si può collocare nella condizione generale di disagio giovanile riconoscibile dal “malessere del benessere” o “teppismo per noia”. Vi rientrano fatti gravissimi e sempre più frequenti, feroci e immotivati, che hanno in comune la caratteristica dell’aggressività gratuita. Il bullo, sempre alla ricerca di emozioni forti, estreme, stabilisce con gli altri rapporti interpersonali improntati quasi sempre sulla prevaricazione.
I piccoli bulli, che inizialmente esprimono solo disadattamento e disagio, hanno buone probabilità di diventare veri e propri delinquenti ed aggregarsi alle baby gang. La difficoltà di accedere alle mete definite dalla società, lo svilupparsi di modelli e culture devianti alternativi, l’instabilità della vita familiare, la scarsa fiducia in sé sono solo alcune delle ragioni che possono spingere i giovani a diventare bulli ed aggregarsi in bande. La società inculca nei giovani le mete della società ricca, senza considerare che gli strumenti legittimi per raggiungerli non sono distribuiti equamente. La banda dei delinquenti minorili può essere definita un gruppo che assume valori etici opposti a quelli della società. I componenti odiano ferocemente tutto quello che è “per bene”. Cercano di distruggere tutto quello che non appartiene loro senza nessuno scopo in rivolta contro la società che li respinge.