Il surrealismo di Magritte è uno sguardo molto lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non trovano spazio né il sogno né le pulsioni inconsce. Unico desiderio quello di “sentire il silenzio del mondo”, come egli stesso scrisse. Il suo surrealismo si colloca agli antipodi di quello di Dalí mancandovi qualsiasi esasperazione onirica o egocentrica.
In questo quadro l’uso della parola scaturisce la differenza tra la figurazione del visibile e la sfera dell’oggettualità. La pipa disegnata non può essere fumata; la sfasatura tra l’immagine dell’oggetto e oggetto stesso è dichiarata come divisione radicale tra l’oggetto-pipa e gli strumenti della sua rappresentazione. Quanto alla didascalia, essa è, nella sua ovvietà, puntualmente vera: l’immagine non è una cosa, come non lo è il suo nome. Allo stesso modo ogni possibile figurazione, ogni possibile asserzione, sono soltanto arbitrarie.