Oggi è noto come le chat  stiano  progressivamente prendendo spazio nelle abitudini quotidiane di vita degli adolescenti, avvicinandosi a quel punto di flesso in cui da opportunità positiva potrebbe trasformarsi in fonte di dipendenza. È ormai universalmente riconosciuto che le  chat e internet al pari di fumo, droga, gioco d’azzardo puossono  determinare dei veri e propri fenomeni di dipendenza: dalla esigenza di assumerne “dosi” sempre maggiori per raggiungere uno stato di soddisfacimento, fino allo stadio in cui il “consumo” non è più vissuto come un momento di piacere ma è l’astinenza a creare disagio. Non a caso negli Stati Uniti, dove internet è un fenomeno di massa già da molti anni, esistono centri di recupero per Internet-dipendenti e Chat-dipendenti in cui si adottano tecniche di disintossicazione analoghe a quelle utilizzate alle tradizionali forme di addiction. La dipendenza da chat e internet produce effetti a breve e a lungo termine analoghi a quelli che caratterizzano le altre forme di addiction: disturbi comportamentali, disturbi psicologici e forme di psicosomatizzazione. È quindi importante controllare il comportamento complessivo dei ragazzi per verificare che non vi siano segnali premonitori che possano far pensare ad un inizio di “dipendenza” da internet o a un turbamento prodotto da situazioni o immagini o contatti incontrati durante la navigazione.

I ricercatori hanno individuato una serie di sintomi nel comportamento degli adolescenti, che frequentano le chat giovani, che sembrano caratterizzare in modo specifico la dipendenza da internet in particolare:

  • stanchezza (perdita di sonno);
  • difficoltà ad alzarsi la mattina;
  • calo del rendimento scolastico;
  • modificazione nelle abitudini di vita;
  • lento ma progressivo allontanamento degli amici;
  • abbandono progressivo di altre forme di intrattenimento(Tv, lettura gioco etc.);
  • irascibilità;
  • disobbedienza e ribellione;
  • stato di benessere apparente e di serenità quando è al pc.

Tra i fattori che maggiormente conferiscono alle chat e internet una straordinaria capacità seduttiva ci sono il senso di onnipotenza e di libertà che la navigazione nel web produce.

Nasce così il fenomeno del cyberbullismo cioè Il cyberbullismo o ciberbullismo (cyber-bullismo, bullismo online) è il termine che indica atti di bullismo e di molestia  effettuati tramite mezzi elettronici.

Molti cyber-bulli agiscono in maniera aggressiva e violenta perché desiderano avere visibilità e fanno di tutto perchè il loro atto venga conosciuto e reso pubblico. La maggior parte dei bulli in chat  infatti, agisce da bullo proprio per attrarre su di sè le attenzioni dei mezzi di informazioni, per ricevere cioè dal mondo esterno tutte quelle attenzioni che non ricevono quotidianamente all’interno della loro famiglia o all’interno del loro gruppo di amici.

Fra i vari tipi di cyberbullismo il più diffuso è il flaming Il nome flaming esprime uno stato di aggressività durante l’interazione con altri utenti della chat La chat dà infatti la possibilità di inserirsi in nuove situazioni ed ambienti, in cui ogni utente tende a ritagliare un proprio spazio. Con il passare del tempo, l’attaccamento dell’utente al proprio spazio diviene sempre maggiore; spesso si cerca di intensificare la propria presenza nell’ambiente, postando più messaggi (in un forum) o chattando per ore. Ne consegue che per alcuni individui il fatto stesso di trovarsi in quel luogo diventa un vero e proprio bisogno. Quando un altro utente o una situazione particolare mette in discussione lo status acquisito dall’utente, questo si sente minacciato personalmente. La reazione è aggressiva, e a seconda dei casi l’utente decide di abbandonare lo spazio definitivamente (qualora abbia uno spazio alternativo dove poter andare), oppure attua il flaming (qualora ritenga necessario rimanere nel “suo territorio” dove si è faticosamente creato uno status). Ancora più grave ed insidioso per il forum è quando il flame è uno o più degli stessi moderatori, specialmente anziani, che arrivano a ritenere quello spazio come di loro proprietà. La loro azione diviene dura, chiusa ed ostile; tendono a rendere difficoltoso l’esprimersi e l’inserirsi di figure preparate o semplicemente potenzialmente coinvolgenti gli utenti. Tendono ad esasperare conflittualmente i rapporti interni tra moderatore ed l’Admin al punto di mettere in discussione il Forum stesso inducendo o provocando fratture e lacerazioni. Quando non isolati o allontanati in tempo possono portare all’implosione del Forum

Per prevenire il fenomeno è necessario, per esempio, che colui che entra in una chat sia consapevole che non è assolutamente protetto dall’anonimato, e che le “tracce” del suo comportamento non potranno essere cancellate  Il cyber-bullo non è altro che un soggetto che indossa una sorta di maschera virtuale, e che sfrutta questa nuova situazione per compiere dei comportamenti disinibiti e aggressivi. E’ importante sottolineare che non solo il bullo ha l’impressione di essere invisibile, ma anche che è la stessa vittima ad apparire tale: entrambi, infatti, assumono identità virtuali e nicknames. Se da una parte perciò il bullo si crede invisibile e quindi non accusabile e non scopribile, dall’altra parte la vittima appare al bullo non come una persona vera e propria, bensì come un’entità semi-anonima e non dotata di emozioni o sentimenti. Mancano cioè, nel rapporto tra cyber-bullo e cyber-victim, tutta quella serie di feedback che fanno capire al bullo che la vittima stà soffrendo. A tal riguardo gli studi di psicologia sociale hanno stabilito che la “distanza sociale” possa essere la causa di atti violenti e orribili. “Distanza sociale” che negli scambi comunicativi eseguiti tramite computer viene amplificata. Infatti vengono a mancare il linguaggio del corpo, il suono della voce, e tutti gli altri aspetti della comunicazione che sono presenti nel mondo reale e conseguentemente il bullo non riesce a capire che il dolore, la frustrazione, l’umiliazione, generata nei confronti della vittima, sono tutti dei sentimenti reali.

Di LaDea

Lascia un commento