Il termine Vintage deriva dal francese antico vendenge (a sua volta derivante dal latino vindemia) ed indicava in senso generico i vini d’annata di pregio. Infatti il Vintage non indica una cosa veccia, usata, logora, ma bensì, al contrario un oggetto o un capo d’abbigliamento che, col tempo aumenta il suo pregio, come fa, appunto, un buon vino.
“L’age du vin” nasce negli anni ‘70 quando i figli dei fiori riciclavano l’abbigliamento un po’ per economia, un po’ per protesta. Un gusto per le cose che hanno una storia, una tendenza cross gender e trasversale, che si estende alla vita quotidiana, alla musica, ai film, al design, alle auto, alle illustrazioni pubblicitarie e al look. Uno stile di vita, quello vintage, che resiste alle mode, mai semplice rivisitazione o adattamento. Il boom è evidente dal successo riscosso in questi ultimi anni da boutique e mercatini sparsi proprio nelle grandi città. Il fashion-victim di mezzo mondo sembrano averlo capito alla perfezione e negozi dedicati, mercatini e fiere di settore aumentano con un crescente successo.
Abiti di ogni stile, per tutti i gusti, con una particolare attenzione, quest’anno, per le richieste maschili di abiti a doppiopetto, giacche, cravatte, calzature e camicie classiche dal taglio sartoriale. Vi si trova tutto e il contrario di tutto: dallo stile boho ovvero bohemienne e chic. qui che il ‘virus’ del vintage sta contaminando tutte le generazioni: qui nasce il gusto di indossare tutti i giorni abiti vecchi e nuovi in modo eccentrico ed originale; ognuno si crea un suo stile d’abbigliamento, spesso inventato, espressione personale di uno stato d’animo e di un sentito clima postmoderno.