Oggi è noto come le chat stiano progressivamente prendendo spazio nelle abitudini quotidiane di vita degli adolescenti, avvicinandosi a quel punto in cui da opportunità positiva potrebbe trasformarsi in fonte di dipendenza.
Le chat line ospitano ogni giorno centinaia di migliaia di utenti, molti dei quali adolescenti. Ma vediamo quali sono le peculiarità delle chat line che possono far derivare, da un utilizzo eccessivo, vere e proprie forme di dipendenza. La comunicazione via chat è una comunicazione fortemente deduttiva e ciò vale sia per gli adulti che per gli adolescenti, perché soddisfa alcuni bisogni largamente diffusi nella società attuale.
Fino a pochi anni fa, le due tradizionali agenzie formative e informative per gli adolescenti erano la scuola e la famiglia. Già la televisione aveva rappresentato una potente novità, ma sempre rimanendo, come famiglia e scuola, nell’ambito di una comunicazione gerarchizzata, unilaterale e controllata (o, comunque, controllabile). Oggi l’accesso alla chat si configura come una terza agenzia formativa, ma questa volta ad accesso diretto, “orizzontale” e, per altro, scarsamente o per nulla controllabile da parte degli adulti. Gli adolescenti sono “naturalmente” padroni di questa tecnologia, in grado di sfruttarne le potenzialità, ma anche pericolosamente esposta ai rischi che da essa possono derivare. E il rischio maggiore di internet si chiama “eccesso”.
Protetti dall’anonimato e rassicurati dal non essere”fisicamente esposti” la chat facilita la confidenza e dà l’opportunità di parlare di sé con molta più libertà di quanto non avvenga nei rapporti interpersonali
È ormai universalmente riconosciuto che le chat e internet al pari di fumo, droga, gioco d’azzardo puossono determinare dei veri e propri fenomeni di dipendenza: dalla esigenza di assumerne “dosi” sempre maggiori per raggiungere uno stato di soddisfacimento, fino allo stadio in cui il “consumo” non è più vissuto come un momento di piacere ma è l’astinenza a creare disagio. Non a caso negli Stati Uniti, dove internet è un fenomeno di massa già da molti anni, esistono centri di recupero per Internet-dipendenti e Chat-dipendenti in cui si adottano tecniche di disintossicazione analoghe a quelle utilizzate alle tradizionali forme di addiction. Tale dipendenza viene denominata IAD (Internet Addiction Disorder) Si crea una confusione nella distinzione tra reale e virtuale, e non si comprende più cosa fa parte realmente di sé e cosa è possibile sperimentare solo virtualmente. Inoltre, mancando una reale presenza fisica durante la comunicazione, è impossibile “vivere” messaggi non verbali e tutte quelle informazioni dell’altro che sono fondamentali nell’interazione tra due individui. L’uomo può essere compreso solamente in quanto “essere in relazione”, diventa “Io” a contatto con un “Tu” e prende coscienza di se stesso solo in rapporto con l’altro..
La dipendenza da chat e internet produce effetti a breve e a lungo termine analoghi a quelli che caratterizzano le altre forme di addiction: disturbi comportamentali, disturbi psicologici e forme di psicosomatizzazione. È quindi importante controllare il comportamento complessivo dei ragazzi per verificare che non vi siano segnali premonitori che possano far pensare ad un inizio di “dipendenza” da internet o a un turbamento prodotto da situazioni o immagini o contatti incontrati durante la navigazione.
I ricercatori hanno individuato una serie di sintomi nel comportamento degli adolescenti che sembrano caratterizzare in modo specifico la dipendenza da internet in particolare:
- stanchezza (perdita di sonno);
- difficoltà ad alzarsi la mattina;
- calo del rendimento scolastico;
- modificazione nelle abitudini di vita;
- lento ma progressivo allontanamento degli amici;
- abbandono progressivo di altre forme di intrattenimento(Tv, lettura gioco etc.);
- irascibilità;
- disobbedienza e ribellione;
- stato di benessere apparente e di serenità quando è al pc.
Tra i fattori che maggiormente conferiscono alle chat e internet una straordinaria capacità seduttiva ci sono il senso di onnipotenza e di libertà che la navigazione nel web produce.
Ai rischi derivanti da una possibile dipendenza l’utilizzo di Internet aggiunge quelli derivanti dal tipo di fruizione. Pedofilia, pornografia, apologia del razzismo e della violenza sono solo alcune delle aberrazioni a portata di “click”. Su come proteggere gli adolescenti da questa vera e propria aggressione si discute da anni cercando di identificare soluzioni che sono comunque difficilissime da attuare.
Certamente è necessario intensificare sempre di più gli sforzi per i garantire ai giovanissimi una navigazione in “acque tranquille”, con la consapevolezza, però, che la porta di accesso alle aberrazioni di internet si potrà restringere sempre più, ma non si riuscirà mai a chiudere del tutto. Molti adolescenti possono spiegare, con unacompetenza tecnica certamente superiore a quella di un normale genitore, tutti i trucchi per aggirare blocchi e parole chiave interdette, per scaricare programmi per liberare l’accesso a siti protetti, nonché tutti i sistemi per cancellare ogni traccia dei loro percorsi in Internet se a un genitore zelante fosse venuto in mente di “dare una controllatina”.
E’ utile osservare una serie di raccomandazioni dacalibrare in base all’età del soggetto interessato, come ad esempio quelle contenute nel Decalogo per un uso corretto di Internet da parte degli adolescenti realizzato dalla Società italiana di pediatria (2001) e rivolto ai genitori nel quale si propongono una serie di soluzioni
– Consentire di navigare in internet solo se c’è in casa una persona adulta.
– Non collocare, possibilmente, il computer nella camera da letto e comunque posizionare lo schermo in modo da renderlo visibile a chi entra o soggiorna nella stanza.
– Impratichirsi all’uso del computer quantomeno allo stesso livello del figlio/a, in modo da non dargli la sensazione di poter operare indisturbato senza possibilità di controllo.
– Utilizzare tutti i sistemi di protezione attualmente disponibili per inibire l’accesso ai siti non adatti ai bambini o agli adolescenti.
– Parlare abitualmente circa la “navigazione” in Internet, stimolando domande su quanto si vede e cercando di rilevare eventuali reticenze.
– Insegnare che quando ci si collega nelle chat line non si deve mai dare (né chiedere) indirizzo, numero di telefono, o qualunque informazione che possa identificare i soggetti.
– Essere chiari (anche se non allarmistici) sui rischi che possono derivare dal con tatto in chat con sconosciuti.
– Evitare che si navighi in Internet (e particolarmente in chat) nelle ore serali.
– Abituare ad avvisare sempre i genitori se qualche “amico di chat” si fa insistente e chiede informazioni su dati o abitudini personali
– Navigare e chattare qualche volta insieme ai figli, per indurli a una confidenza maggiore con i genitori nel riferire i contenuti delle conversazioni in rete.
– Cercare (per quanto possibile) di evitare che ci sia una casella di e-mail cui il figlio abbia accesso esclusivo, essendo il solo a conoscerne la password di accesso.
– Costruire insieme “regole condivise” per navigare in Internet, evitando di imporle unilateralmente
L’obiettivo di una società avanzata e matura deve essere quello di riuscire a gestirla al meglio, per sé e per le giovani generazioni, senza snaturarla delle nuove tecnologie di comunicazioni.