Man Ray, fotografo che si colloca con difficoltà, e che con difficoltà si riesce ad etichettare. Infatti è sfuggevole alla corrente comune, a qualsiasi forma di pensiero sia massificata e conforme, amo definirlo il fotografo anarchico. Sì, vedo dell’anarchia nelle sue foto,un’apparenza che vela una realtà; la libertà nell’essere ciò che in quel momento ritiene opportuno. Semplicemente geniale. La foto riportata si intitola “Lacrime di vetro” proprio perché l’intento è quello di non suscitare emozioni. O meglio, in noi scaturisce un viscerale senso di angoscia nel vedere in lacrime nessuna emozione. Lacrime che da sempre sono state simbolo di anima, di veridicità, di sentimento insomma e questa volta hanno semplicemente un mero valore estetico. L’attenzione al dettaglio porta i nostri occhi ad essere più acuti e ricercare con minuziosità un qualcosa che di primo acchito si perde; io personalmente ho attraversato questa foto con lo sguardo molte volte prima di poter comprendere. Ma si sa, ognuno vede quel che vuole, e percepisce ciò che più il suo spirito cerca. Fotografie capaci di far comprendere noi stessi a noi stessi, esiste qualcosa di più meraviglioso? E allora se per identificarci il prezzo da pagare sono delle lacrime di vetro,
beh, vorrei lacrime di vetro ovunque.