Le buone maniere sono piccole attenzioni che aiutano a convivere più

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facilmente con il prossimo, sono parte della disciplina formativa che ci viene imposta e che ci imponiamo, sono un biglietto da visita che ci permette di capire l’educazione e le origine dei nostri interlocutori e che ci consentono di affrontare con tranquillità ogni situazione di rapporti interpersonali, senza sentirci inferiori a nessuno.
Spesso crediamo che la spontaneità vada bene in qualunque occasione, ma in realtà anche la forma ha la sua importanza.

Quando dobbiamo presentarci a qualcuno per la prima volta, sono sufficienti pochi secondi per trasmettere nella mente dell’altro una particolare impressione, che potrebbe condizionare fortemente il suo giudizio complessivo su di noi.

Le principali formule di saluto sono “Ciao”, in contesti informali ed confidenziali, “Buongiorno” e “Buonasera”, in contesti formali, “Salve”, quando si intende restare sul vago.

All’atto del saluto si risponde con la formula di saluto più appropriata all’orario e con un sorriso ed una stretta di mano, la stretta di mano deve essere decisa, pronunciando il proprio nome non troppo velocemente e non troppo a bassa voce, ma in modo chiaro e comprensibile e con un ampio sorriso, perchè sorridere indica apertura e disponibilità all’incontro.

Formule come “piacere” o “molto lieto”, seppur possono apparire cortesi sono indatte e riservate, eventualmente, alla fine dell’incontro, perchè nel momento in cui ci si presenta non si può sapere se sarà realmente un piacere conoscere quella persona. Il saluto lo dà la persona più giovane alla più anziana, l’uomo alla donna.

Per la strada un signore non ferma mai una signora: tocca a lei prendere l’iniziativa, a meno che non ci sia una certa confidenza tra i due.
Se l’uomo accompagna una donna non si ferma a salutare le conoscenze che incontra ma fa un cenno o saluta in modo fugace ed acennerà un saluto alle persone che la signora saluta, anche se non le conosce. Se per strada incontra un amico ed intende soffermarsi con questo per prima cosa persenterà la signora che lo accompagna.
Una signora in compagna di un uomo può fermarsi a patto di presentare il suo accompagnatore. Se incontra una donna più anziana saluta per prima, se, invece, ne incontra una al suo pari il saluto dovrebbe essere spontaneo e contemporaneo.
Non si saluta mai tenendo la sigaretta tra le labbra, non si da mai la mano guantata.

Chi entra in un salotto saluta per prima la padrona di casa, poi il padrone di casa ed a seguire gli ospiti che conosce. Per quelli che non conosce si rimette alla padrona di casa che ha l’obbligo di fare le presentazioni.
Nella presentazione da terzi possono essere utilizzati titoli onorifici, nobiliari o professionali, mai nell’autopresentazione.
La distanza prossemica, che l’essere umano stabilisce inconsciamente per gestire i propri rapporti sociali in modo da sentirsi sereno e non minacciato o sopraffatto dalla presenza dell’altro, adeguata durante un primo incontro, è di circa 45/70 centimetri nel momento del saluto, fino a raggiungere un metro durante un incontro informale, mentre se

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si tratta di un incontro di lavoro può raggiungere anche i 2 metri.

Se si incontra una persona che ci è già stata presentata e questa non ci riconosce non si sottolinea la dimenticanza ma al massimo si accenna alla precedente presentazione con delicatezza.

La persona presentata non deve porgere la mano per prima, ma aspetta ‘l’accettazione’.
E’ necessario guardare negli occhi la persona presentata mentre si porge la mano.
L’uomo se seduto, alla presentazione si alza, le signore rimangono sedute, a meno che la presentazione sia di una persona anziana.

Di LaDea

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